Nella terra del ghetto la polvere ricopriva subito ogni
traccia. Il vento era forte.
Dai fianchi delle colline rotolavano nubi di sabbia;
scendevano sopra ogni cosa, rendendo tutto piatto e informe. Solchi profondi,
sfregi violenti nella pianura riarsa, si avvolgevano intorno alla città come la
pelle secca di un serpente.
Il ghetto era un dedalo di camminamenti stretti e tortuosi.
C’era poca luce. Il vento sputava refoli improvvisi, folate rabbiose di aria
rovente in cui vorticavano miriadi di granelli. Scendevano e riempivano tutti
gli spazi vuoti.
No, pensò. Tutti no. C’erano posti dimenticati,
inaccessibili anche alla polvere, fatti solo di niente. Quelli dove vivevano le
loro famiglie, giù nel buio.