La torre era spuntata dal nulla nel giro di una notte.
Dalla sera alla mattina aveva riempito la grande spianata che scendeva
dolcemente verso il fiume. Tutto lo spazio disponibile, fino a quel momento
utilizzato dagli abitanti della cittadina per passeggiare oziosamente sui
sentierini improvvisati nell'erba incolta di quel simulacro di parco, a cui ci
si riferiva affettuosamente con il nomignolo di Pratopiazza.
Quella mattina, quando i cittadini alzarono lo sguardo per cogliere i primi
svolazzi dell'aurora in cielo, dolci come le carezze di un amante premuroso che
risvegli teneramente l’amato, la torre era lì, visione immensa, maestosa,
inattesa e inconcepibile.